Una catastrofe epistemologica
Ci guida la Scienza, dicono i Governi. La Scienza sarebbe così la base del loro agire, rigoroso, assoluto e giusto. Questa appare un’affermazione, con una conseguente pratica, di tipo fideistico. Proprio come un tempo si diceva “Ci guida Dio” ora si dice “Ci guida la Scienza”. Ma se nel caso dell’esistenza di Dio le opinioni possono essere discordi per la sostanziale indimostrabilità di ogni posizione, rispetto alla “Scienza” di una cosa si può essere certi: non esiste. Esistono gli scienziati, serie meno seri, discordi tra di loro, con visioni del mondo diverse, cresciuti in ambienti differenti, condizionati da opportunismi e convenienze, da simpatie e antipatie, da giochi di potere, tra sgambetti e favoritismi. Esistono le loro idee, più o meno argomentate e supportate da pratiche concrete. Ma una Scienza in astratto, con “Verità definitive” da far discendere sulla Terra, non esiste. Esiste soltanto un metodo scientifico che si sviluppa nei tre momenti di un ciclo continuo: formulazione di ipotesi, riscontro di loro incoerenza con dati sperimentali, sanatura di tali incoerenze in nuove ipotesi. E così via. La “Scienza” non è una raccolta di certezze oggettive ma un semplice flusso di ipotesi probabilistiche soggette a verifiche operative in ambiti specifici.
E allora perché fingere che esista questa suprema e metafisica bussola che dovrebbe guidare con certezza assoluta i comportamenti dei Governi? Evidentemente perché serve a costruire gabbie di giustificazione e protezione al Potere e soprattutto ai loro chierici. Serve a impedire le voci dissidenti con la facile scusa che “non sono scientifiche”. Serve a legittimare comportamenti autoritari con la giustificazione che non esistono alternative perché “la Scienza non è democratica”.
E che questa Scienza tanto astratta sia soltanto una copertura di opportunismi e improvvisazioni lo si vede nei provvedimenti concreti per questa pandemia. Non in relazione a ciò che avviene all’interno degli ospedali, dove forse non tutti ma certo molti cercano onestamente di applicare pratiche mediche continuamente affinate e migliorate. Bensì nell’ambito della politica, delle decisioni dei “responsabili”, delle strategie. Sono identiche a quelle che venivano applicate nella pandemie dei secoli scorsi: cordoni sanitari, isolamenti, stigmatizzazioni, ricerca di capri espiatori e di improvvise soluzioni miracolose. E soprattutto invocazioni al rimedio supremo che un tempo era l’intervento divino mediato dalle chiese, ora la scoperta di un vaccino grazie appunto alla Scienza e ai suoi chierici. Insomma, un impasto variabile di improvvisazione, di ricerca di giustificazioni, di giochi alla roulette nella speranza di trovare il numero giusto, di scopiazzature su quello che fanno altri altrove.
I governi non dovrebbero essere guidati da una pretesa mitica Scienza che non esiste ma da un concreto buonsenso che può essere discusso e condiviso e che definisca alcune direttive all’interno delle quali agire “scientificamente”. Al contrario, far la voce grossa, ergendosi a custodi e tutori di una Verità suprema e indiscutibile, è il primo modo per creare confusione, risentimenti, dissapori, contrapposizioni, delegittimazione, odio.
Temo stia prevalendo questa seconda linea di comportamento.