La scomparsa della fabula
Alla Cineteca di Bologna per nove giorni e qualche ora hanno programmato il film “The Tree of Life” di Terrence Malick invertendo il primo e il secondo rullo del film. Un comunicato firmato dai dirigenti della Cineteca – Giuseppe Bertolucci, presidente, e Gian Luca Farinelli, direttore – recita in modo pesantemente e sinceramente autocritico che si è trattato di un “episodio, in sé mortificante e gravissimo, che non ha giustificazioni” e porge le sue scuse alle centinaia di persone alle quali si è offerto “un falso d’autore”.
Non sono d’accordo con loro. Per me, francamente, in quanto è avvenuto non c’è niente di male. Anzi.
Il fatto che nessuno, tra le centinaia di spettatori, se ne sia accorto e abbia protestato può avere tante spiegazioni. Per esempio che il film sia stato visto da tutti con estrema distrazione, o che nessuno ci abbia capito niente, o che forse era più bello così, o che la coerenza della fabula non aveva alcuna importanza.
Ricordo di aver visto, trent’anni fa, in un’arena estiva al centro del Peloponneso, quattro film ( quattro !) di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia non doppiati e montati insieme in modo delirante da un proiezionista locale ricavandoli da vecchie pizze trovate in un magazzino: ebbene, il pubblico greco si sganasciava dalle risa. Il fatto che la storia fosse assolutamente incomprensibile per chiunque moltiplicava l’effetto demenziale ed euforizzante delle gag.
In un altro post ( Prima, durante e dopo Gutemberg ) riflettevo sulla tendenziale scomparsa, nell’universo narrativo in tempo reale del presente dei mass-media, della parabola narrativa, persa in un flusso senza posa. E scrivevo che, in quanto multimedialità ancora in era Gutemberg, il cinema continuava a mantenerla. Forse mi sbagliavo, forse anche nel cinema la fabula ( intesa come successione temporale coerente di eventi collegati da un nesso causale più o meno percepibile ) sta iniziando a dissolversi. Ormai non serve, bastano i mondi narrativi senza fabula. E se non l’hanno capito gli autori magari l’ha già capito il pubblico, specie quello raffinato di una cineteca.
In sostanza, Bertolucci e Farinelli forse non dovrebbero scusarsi ma essere fieri dell’incidente e delle capacità del loro pubblico, irridendo quella mitologia della sacralità dell’opera frutto del genio di un Autore che, con sforzo titanico, crea un’Opera compiuta e perfetta che nessuno può permettersi di “disordinare”. Roba vecchia, ormai…
Interessante riflessione.
Non ho la sua cultura cinematografica, ma nel mio piccolo spesso guardando i film di Lynch (su tutti Lost Highways e Mulholland Drive) mi sono domandato se il montaggio era pensato o era puramente casuale…