Tempi di crisi

June 13th, 2015 § 0 comments

Nei periodi di crisi le grandi narrazioni sociali si avvalorano o si invalidano con crescente rapidità.

Nessuna viene data più per scontata e tutte devono confrontarsi direttamente con gli avvenimenti, con le situazioni materiali, con i “fatti”. Quelle che sembravano più solide (una per tutte, il progetto europeo) si possono di colpo incrinare e rapidamente frantumarsi. E altre – in apparenza approssimative, minoritarie, da molti in precedenza considerate inaccettabili o inverosimili –  d’improvviso possono invece dimostrarsi funzionali, utili, vincenti – ovviamente fino a quando funzioneranno (per esempio quella della necessità di tornare agli Stati nazionali). E nel corso di questi scontri di visioni e prospettive settori interi della società si spostano da una parte all’altra della barca modificandone la rotta anche senza esserne al timone. O addirittura possono ribaltarla.

I fatti non esistono senza rappresentazioni narrative. Sono le narrazioni che li incorniciano, che li inseriscono in catene di causa ed effetto, che ne costruiscono il senso e danno loro una prospettiva. Le grandi narrazioni possono essere supportate da massmedia pervasivi, da interessi radicati, da equivoci e illusioni profonde. Ma quando negano quelle piccole e quotidiane, banalizzandole, pretendendo di cancellarle, irridendole la battaglia può diventare durissima, devastante. Quel racconto pervasivo che prometteva benessere per tutti, solidarietà comunitaria, aiuto dei forti ai deboli in nome di una condivisa identità europea si è dimostrato di straordinaria inverosimiglianza. La grande narrazione si è dimostrata falsa, ipocrita, menzognera. C’è da stupirsi che molti ne cerchino altre? E c’è forse da stupirsi nel fatto che i narratori che hanno costruito le loro carriere su quelle narrazioni fallimentari stiano perdendo tutta la loro credibilità?

 

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State guardando Tempi di crisi nel Davide Pinardi.

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