… ma come si fa?
Come si fa a non prestare attenzione alle narrazioni dei tanti “oscuri complottisti” quando coloro che dovrebbero informarci in modo trasparente, alla luce del Sole, mescolano senza ritegno falsità e ignoranza nei loro racconti? Dalle bizzarrie di tanto complottismo è facile difendersi, ma dalle menzogne del mainstream, che canta in coro, come proteggersi?
Lo storytelling mediatico dominante ha obiettivamente raggiunto uno straordinario livello di densità e pervasività. La maggioranza delle immagini della “realtà” provenienti da quasi tutti gli organi di informazione e delle classi dirigenti occidentali appare non soltanto deformata ma assolutamente non credibile, menzognera, illusoria, asservita a interessi di parte, a subalternità culturali, a convenienze economiche.
La Storia è sempre stata piena di false flags ma mai come oggi – soprattutto nella politica estera – gli inganni sembrano quotidiani, continui, impuniti grazie alla crossmedialità, alla potenza della suggestione delle riproduzioni digitali e soprattutto alla sostanziale assenza in Occidente di opposizioni radicali organizzate: ormai, prima ancora di commettere imbrogli, violenze o crimini si pensa a come dissimularli offrendo scenari di cartapesta che raccontano storie marginali, brandelli di verità decontestualizzati, frammenti di notizie. E i massmedia seguono quasi sempre in modo acritico e fedele. Ne consegue un processo di generale confusa delegittimazione.
Sembra uno scenario prebellico. Perché la guerra, quando le classi dominanti si sentono assediate e iniziano a perdere la presa sul potere, appare sempre una comoda soluzione definitiva.